
“Send Them To Coventry” è uscito da meno di due mesi ed è diventato uno dei dischi più chiacchierati del 2020. Con merito…
Dancehall, grime e accenti afro convivono con naturalezza nel disco d’esordio di Pa Salieu, rapper ventiduenne di Coventry con origini gambiane, già da tempo tenuto d’occhio dall’ambiente hip hop internazionale e da un mese abbondante preso in seria considerazione anche da tutti (o quasi) i cultori musicali. In teoria si tratterebbe di un mixtape, non di un esordio ufficiale, ma ormai da anni cambia poco: quando un disco ha sostanza e mette in mostra delle qualità, il termine con cui definirlo sembra determinante solo per qualche stratagemma di comunicazione.
“Send Them To Coventry” (qui sotto in streaming) comincia con un netto predominio di atmosfere oscure che gli danno corpo e carattere ma quando entra nel vivo vengono a galla, in parte dei brani, evidenti influenze di melodie pop che fanno presupporre un prossimo approdo nel mainstream di questo ragazzo di provincia e, in parte, giustificano le molte attenzioni e l’inserimento in varie playlist del 2020. Ma questo è un fatto, non una considerazione per sminuirlo, perché le potenzialità artistiche sono enormi.
Coventry dista circa un’ora da Londra, prima casa del grime e – come risaputo - da decenni terreno oltremodo fertile per lo sviluppo della dancehall. Facile dunque legare queste influenze all’ambiente quotidiano di Pa Salieu, che denuncia l’isolamento della sua città ma è cresciuto nel quartiere di Hillfields, non così diverso dalle periferie londinesi in cui convivono i ceti popolari. Gli accenti afro, invece, arrivano dai periodi passati in Gambia da ragazzino, quando sua zia, cantante, gli faceva ascoltare artisti locali, ma anche dalla sua frequentazione del Senegal, dove vive un’altra parte della sua famiglia. Rifacendosi a queste suggestioni e passioni e fondendole in maniera originale, Salieu ha creato uno stile unico che rappresenta molto bene le nuove generazioni con poco in tasca, un futuro grigissimo, e grandi mire, più che mai nell’immediato. In fin dei conti è questa l’appartenenza che più lo caratterizza: essere un ventenne oggi, avere l’impellenza di non affondare e fare affidamento su tutto quanto appreso prima di doversela cavare da solo. Non che dietro ci sia chissà quale calcolo: è questo presente che rende tutto naturale, poi il talento fa la differenza.